Dopo Amazon, anche Apple, Google, Facebook e Microsoft ammettono di ascoltare, ad insaputa degli utenti, le conversazioni con gli assistenti vocali, al fine di “migliorare il servizio”.
L’intento, in apparenza corretto, avviene con modalità non lecito e trasparente; pur se le conversazioni ascoltate erano rese del tutto anonime, le stesse erano affidate a società terze e senza il consenso degli utenti. Le suddette società, i cui ricavi complessivi annui ammontano a circa 559 miliardi di dollari, hanno provveduto a modificare le condizioni d’uso, inserendo tra quelle da accettare anche l’autorizzazione ad ascoltare le conversazioni e trasferirle a terzi.
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